Una pittura contro la 'pancia' di un Paese
Prigione dorata, olio su tela, 2021
Lo stile dell'artista é astratto e informale, con opere che fanno riferimento a ben identificabili argomenti figurativi con i quali il quadro si lega in maniera ipotattica, a volte come metafora linguistica, o con ambigua analogia.
Il 'campo' ad esempio fa riferimento ai luoghi di prigionia e genocidio o in alternativa a citazioni postmoderne di brani pittorici della storia dell'arte. Non un semplice d'après, comune a molti artisti come Picasso ad esempio ma una pratica politica contro la cultura del realismo e della descrizione messa in campo dalla vuota attualità. Molti gli argomenti trattati: da eventi storici a ricordi personali passando per originali interpretazioni pittoriche. Desta stupore in qualche caso l'accostamento a quadri o artisti della storia come Monet (Ricordo di una mostra di Monet, olio su tela, 2021) in cui trasfigura -come succede nelle opere letterarie- la realtà non per il tramite della 'descrizione', ma con forme e colori, spesso in aperta antitesi con le ovvie analogie al modello prodotte dal feticismo della cultura di massa, priva di 'sinestesia' con la quale operano invece i grandi artisti. Così delle erbacce ai margini della strada diventano una 'Apologia di erbacce' o uno scarabocchio si scoprirà non sia altro che della 'Paglia sacra' forse riferita al pagliericcio della mangiatoia del presepe di Greccio. Quindi al titolo viene restituita centralità nell'opera, come avviene nell'arte contemporanea. Tutto nell'ammirazione di una gestualità irrequieta e lirica al tempo stesso, tale che la pittura di Tedeschini si rivela un documento autobiografico che lacera il presente con la propria esperienza senza soffermarsi sull'accademismo e le obsolescenti etichette stilistiche che allontanerebbero la sua opera dal suo vero senso. È questo un grande artista? Sicuramente uno a cui non piace l'immediata comprensibilità del realismo comune che fa rima spesso con la 'pancia' di un Paese la cui storia ci ricorda qualcosa.