'Pensieri ricorrenti', l'ultimo libro di Davide Tedeschini
E' uscito 'Pensieri ricorrenti: dall'arte classica a quella contemporanea', l'ultimo libro di Davide Tedeschini, edito da Kindle direct publishing, scaricabile dal sito Amazon. L'autore è coinvolto anche in attività di critica e recensioni giornalistiche sulle pagine del Giornale d'Italia
Dopo la trilogia edita da Pagine, collana i libri del Borghese, di cui fanno parte titoli quali Ridateci la Gioconda o Senza Arte nè parte (sott. percorsi d'attualità tra musei, storia, società) l'autore torna sull'argomento a lui più caro, la restituzione all'italia delle numerose opere collocate in musei esteri. Non un discorso politico ma esclusivamente di 'stile' in continuità con il paesaggio che riguarda anche l'arte e il paesaggio oltralpe. Se è vero che la tutela della natura e dell'ambiente specialmente per noi italiani - ora europei- assume un nuovo significato in questo periodo storico, allora dovremmo riconsiderare il valore di esporre arte e dove, non solo ai fini di un turismo di stampo consumistico -che paga per vedere- ma anche di tipo didattico pedagogico, ossia rivolto alla cultura di fondazione dell'identità europea, dei popoli che condividono lo stesso spazio. Come succede per l'arte contemporanea che pulsioni provenienti dalla 'pancia del paese' tendono a rifiutare, si fa strada un vero concetto di 'sovranità' che non è quello abusato e avulso del mondo politico ma quello di un riappropriarsi di una sensibilità all'arte che è sensibilità civica. Le opere sono da rileggere con termini a noi più comuni, riesumati da Umberto Eco negli anni '70 con metafore che riguardano spesso la nostra vicinanza corporea e non solo ideale, se -come vuole l'assunto- le opere non sono altro che un prolungamento del paesaggio o dell'ambiente che ci circonda, nel caso dell'Italia una 'casa' di costruzione millenaria.
Una lettura corretta da un punto di vista stilistico gravida di conseguenze per la società contemporanea: ci riferiamo alla odierna politica di 'riqualificazione' dei quartieri o delle borgate delle metropoli, o addirittura dei centri storici, come gli interventi architettonici dell'Ara pacis o della chiesa di Tor tre teste di Richard Meier a Roma, in cui si crea una sorta di 'discontinuità' con il tessuto urbano preesistente. Ma come in questo caso esistono lacerazioni, suture, 'non-luoghi' (neologismo coniato da Marc Augè) o ostensioni -nel caso di nuovi monumenti- tutto necessita di una sensibilità nuova che fa parte di un sentire non solo comune ma anche individuale e affettivo alle peculiarità dell'arte. Un impegno che purtroppo sembra mancare alle nostre istituzioni, molto indaffarate in altre faccende, spesso tristi come la pandemia uscente. La 'ripartenza' speriamo sarà anche un momento per riflettere su questi argomenti.